Per l’Unione Europea il vino è come le sigarette. La proposta dell’Ue che vorrebbe cancellare i fondi per la promozione di carne, salumi e vino prevedendo addirittura etichette allarmistiche sulle bottiglie come per i pacchetti di sigarette, penalizzerebbero fortemente l’agroalimentare a forte propensione della provincia di Lucca che vale complessivamente tra i 60 ed i 70 milioni di euro (fonte Istat 2018/2019). A rischio almeno 3 bottiglie su 10 della piccola Doc di Montecarlo che piace molto ai mercati stranieri. Lo denuncia Coldiretti Lucca. “Con la scusa di tutelare la salute – spiega Andrea Elmi, presidente Coldiretti Lucca – che va invece salvaguardata promuovendo una dieta equilibrata e varia senza criminalizzare singoli alimenti, si tenta di penalizzare la forza agroalimentare, la distintività e la qualità indiscutibile delle produzioni agroalimentari Made in Italy più amate nel mondo come vino, carne e salumi. Non è certo questo il momento per pensare ad etichette scoraggia Made in Italy. Siamo molto preoccupati nei confronti di questo atteggiamento che rappresenta una minaccia concreta per il nostro paese e per la nostra agricoltura che, lo ricordo, è la più sicura e green al mondo”.
Le misure della Commissione Ue nell’ambito dell’attività di prevenzione del Piano riguardano tra l’altro – riferisce la Coldiretti – la proposta di introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche prima del 2023 ma anche la volontà di eliminare dai programmi di promozione i prodotti agroalimentari, come specificatamente le carni rosse e quelle trasformate, che vengono associati ai rischi di tumore. Grande lo sconcerto tra i produttori del Montecarlo Doc. Per Gino Fuso Carmignani, presidente del Consorzio di Tutela, il “tentativo dell’Ue di far passare questi messaggi ci rende tristi e ci preoccupa. Stiamo vivendo alla giornata. Sono mesi durissimi e l’Europa pensa ad etichette penalizzanti. C’è poco da dire”.
Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.
Ad essere danneggiati sono prodotti dalla tradizioni secolari con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. Si tratta peraltro di settori già duramente colpiti dall’emergenza Covid che ha costretto alla chiusura di osterie e ristoranti che – continua Coldiretti – rappresentano un luogo privilegiato di consumo di carne, salumi e vini di qualità.
Una provocazione nei confronti dell’Italia a dieci anni dal riconoscimento Unesco della dieta mediterranea fondata proprio su una alimentazione diversificata che con pasta, frutta, verdura, carne, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito fino ad ora agli italiani – conclude Coldiretti – di conquistare il primato europeo di longevità.
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